domenica 5 luglio 2015

Gelo di mezzanotte

No, non è il nuovo romanzo di Mary Higgins Clark.
E nemmeno una previsione meteo...anche se ci farebbe comodo un po' di gelo almeno a mezzanotte, invece l'umidità e la conseguente afa non ci concedono neanche quello.
Il senso della frase "brucia all'inferno" devono averlo preso proprio da giornate come queste.

Veniamo al dunque.
Dopo aver sperimentato quelle meraviglie di gelsomino e caprifoglio (rispettivamente euforia e coraggio ed entrambi gustosissimi!) passiamo a fare un saluto anche a un fiore più che famoso e apparentemente banale ma con un curriculum di tutto rispetto.
Parliamo della camomilla matricaria, fiore consacrato al dio Horus in Egitto e una delle dodici piante sacre per i greci. Le sue mille proprietà sono conosciute e utilizzate da sempre. Viene anche chiamata "il medico delle piante" perché aiuta a rinforzare qualunque forma vegetale le viva accanto, infatti sistemata vicino ad altre piante deboli le aiuta a radicarsi e a riprendere vitalità.

La camomilla matricaria è sempre cresciuta spontanea nei nostri prati, almeno fino a qualche anno fa. La trovavo senza problemi e ci preparavo un olio che faceva miracoli per la cervicale e in generale per le tensioni muscolari. Ora sta diventando una vera impresa avvistare anche solo qualche gruppetto sparuto di piantine.

Così, dato che l'olio di camomilla riveste un'importanza centrale per evitare di imbottirsi di antinfiammatori a palate, l'anno scorso ho implorato un'amica in vacanza nel senese di andare a caccia della piantina. Per fortuna ha trovato un paio di prati nell'entroterra lontani dalle strade che traboccavano di camomilla e ne ha raccolta talmente tanta che è avanzata. Cosa rara dato che la preparazione dell'olio ne richiede una quantità notevole. Era talmente intensa e profumata di selvatico che mi sembrava una bestemmia non provare a tirarne fuori qualcosa di speciale, a parte la solita tisana. E comunque faceva già troppo caldo per una tazza di camomilla altrettanto calda. E allora perché non provare a farla fredda? Anzi, al cucchiaio. Ma si, gelifichiamo anche questa.
Il risultato è stato sorprendente.

11 gr di camomilla selvatica secca
la buccia di un limone e mezzo (ovviamente non trattato)
il solito litro di latte interissimo
120 gr di zucchero
75 gr di amido di mais

Stesso procedimento del gelo di gelsomino. Ma questo è l'ultimo, giuro!
Un'unica accortezza: prima di porre sul fuoco filtrate un paio di volte il tutto perché la camomilla secca lascia dei residui talmente sottili che possono ingannare anche il colino più esperto!

 Stavolta nel calderone del latte, insieme alla materia floreale, ci è finita anche la buccia di limone e dopo i soliti due giorni in frigo, il profumo ricordava le notti invernali con le mani strette intorno a una tazza bollente. Solo molto molto più invitante per la presenza massiccia di altri elementi dominanti. La nota erbacea della camomilla ingentilita dalla rotondità del latte, con una decisa nota alta e frizzante di agrume. Già così è una perfetta tazza di camomilla estiva, fredda e cremosa. Il fatto che sia anche zuccherata la rende un dessert a pieno titolo, ovvero gradevole alla maggior parte dei palati. Perché c'é anche chi trova lo zucchero un tantino coprente e stucchevole. Stesso discorso di chi beve il caffé completamente amaro: riesce a percepire note e profondità di sapore che gli "zuccherosi" non conosceranno mai. Tanto di cappello. Personalmente sono una via di mezzo... o forse oscillo da un estremo all'altro! E comunque esiste anche una bella varietà di zuccheri, dal più grezzo e non trattato (praticamente un integratore naturale di sali minerali e vitamine, indispensabile in estate) fino al più usato e abusato zucchero bianco iper raffinato che non solo ha le stesse proprietà nutritive del gesso (vitamine e minerali si perdono completamente nel processo di raffinazione), ma addirittura pare ci sottragga parecchie vitamine indispensabili del gruppo B. Ne riparleremo sicuramente in seguito.
Ora torniamo al nostro fiore.

 

Bere una tazza di camomilla è un gesto antico che evoca i mal di pancia e le paure infantili, che le mamme (non proprio tutte) erano pronte a lenire con questa bevanda fumante e un bacino della buonanotte.
Immaginate lo stupore degli ospiti cui avevo offerto una tazza di camomilla e si sono ritrovati a degustare una crema! Successone.
L'ho servito al termine di una serata, poco prima di andare a dormire ed è piaciuto a tutti. Dopo eravamo piacevolmente rilassati, ai limiti della sonnolenza. Qualcuno in effetti si è addormentato. Altri mostravano occhi semichiusi e una piacevole rilassatezza di fondo in tutti i loro gesti e discorsi. Persino i più rigidi hanno dato segni di scioglimento di ghiacciai interiori. Chiaramente non è una psicoterapia, dopo un paio d'ore se siamo dei pezzi di marmo torneremo ad esserlo, per cui se si vuole proseguire su quella strada ci vorrà ben più di un dessert calmante, seppur ottimo.
L'uso dell'olio essenziale di camomilla, molto più potente e diretto, in effetti potrebbe aiutare degli specifici tratti caratteriali e non serve neanche ingerirlo. Anzi, come vedremo in seguito, decisamente meglio di no.
La camomilla svolge un'azione decontratturante che può essere apprezzata su più piani: dai muscoli irrigiditi alle rigidità caratteriali come tensioni e rancori cristallizzati in espressioni perennemente arcigne.
E questa è solo una delle tante proprietà di questo delizioso fiore. Per il resto, dovrò rimandarvi a un approfondimento più dettagliato di prossima uscita. Nel frattempo, non comprate olio essenziale di camomilla a buon mercato. Quello vero e pieno di proprietà costa un occhio della testa ed è blu. Il resto sono chimiconi da evitare accuratamente.

Per concludere l'argomento geli (altrimenti non ve ne libero più!), ho fatto altri esperimenti di cui uno con i fiori tanto decantati di lillà: potete provare (stesse quantità e procedimento del gelo di gelsomino), a me sapeva un po' di medicinale; forse ci andavano meno fiori.
Un'altra variante golosa del gelo di gelsomino è aggiungere ai fiori le bucce di un limone giallo e di uno verde: gli danno uno sprint e una freschezza molto godibili in piena canicola.
Ho provato anche con la lavanda, la menta e una decina di altri gusti.
Ma per ora, credo di avervi gelificato abbastanza.
Magari in seguito non è da escludere un grande ritorno, ma al momento credo ne abbiate le scatole piene!
La prossima settimana inaugureremo la rubrica "herbette", dove si parlerà nello specifico di piante non pericolose e commestibili, di piante velenose mortali o troppo difficili da maneggiare, il cui uso è rimandato ai soli addetti ai lavori o al personale medico e infine di piante buone ma non troppo, perchè possono interferire con determinati farmaci o con delle patologie specifiche. 
Rispettivamente, "herbette si", "herbette no" e "herbette forse":)
Cominceremo con un'herbetta decisamente no che ha sempre esercitato un certo fascino e ne conosceremo un aspetto davvero ben poco noto.

Un ultimissimo accorgimento: non provate a buttare la poltiglia di fiori di camomilla e limone! Usate per gli scarti lo stesso procedimento finale del gelo di gelsomino, oltre agli utilizzi descritti lì, potete impiegare questa acqua lattiginosa di recupero in un impacco schiarente per i capelli.

Ora ho davvero finito :)

Buona settimana a tutti!

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